Dopo tanto girovagare per le strade d’Europa era giusto ritornare a pedalare sulle strade di casa e quale occasione migliore se non quello del 150° anniversario dell’unità d’Italia?
Da Bergamo alla Sicilia in bicicletta
Parto insolitamente dal cancello di casa mia. L’intento è quello di raggiungere la Sicilia entro due settimane per poter finalmente salutare i parenti che aspettano una mia visita da diversi anni. Non sarà però questo l’unico incontro programmato lungo la mia strada.
Compito ingrato quello di tagliare in due la pianura padana in un caldo sabato di agosto, ancora più arduo se dopo 140 chilometri di calura, mi aspettano due salite appenniniche. Impervie e ripide come pensavo, ma altrettanto nascoste e misteriose. Dopo rampe e tornanti con il sole che sta tramontando trovo un campeggio nascosto nella quiete di un bosco di castagni.
Poche auto e qualche moto, il traffico è tutto sulla vicina autostrada, così raggiungere il passo della Cisa diventa una piacevole fatica. Pane e salame al chiosco, prima di iniziare la discesa verso il mar Tirreno e un coppa di gelato vista spiaggia una volta raggiunta la riviera. La dieta del cicloviaggiatore è comunque molto varia.
Forte dei Marmi, Viareggio , Pietrasanta: voglia di mare e relax, ma le mie fatiche non sono ancora finite , sono diretto a Calci, vicino a Pisa, dove mi ospita Sara, un’amica che ha abbandonato Bergamo per trasferirsi a due passi dal mare.
Per riuscire a fotografare la mia bici con la torre di Pisa ho dovuto infiltrarmi tra una comitiva di giapponesi e un pullman di tedeschi, impresa più ardua di una salita dolomitica. Caldo in aumento e la fatica accumulata nei primi due giorni di viaggio mi fanno preferire le strade senza asperità. Mi perdo i borghi medioevali dell’entroterra toscano, ma mi rifarò con gli interessi a Siena.
Per sfortuna (o fortuna) giungo nella città del palio proprio in occasione dell’edizione di metà agosto. Il campeggio è affollato all’inverosimile e anche il traffico cittadino è pesante. La corsa la guardo in televisione insieme ai vicini di tenda. La mattina dopo mi tolgo lo sfizio di pedalare sulla terra rossa di piazza del campo, e di mescolare le impronte dei cavalli alla tracce dei miei copertoni.
Splendidi paesaggi toscani: colline fino alla fine dell’ orizzonte, strade bianche , vigneti dai nomi altisonanti ed infine la Val di Chiana. Il confine umbro toscano lo attraverso in questa larga valle sede di uno dei più famosi acquedotti romani.
Spettacolari alla vista, le strade bianche perdono un po’ del loro fascino quando te le trovi improvvisamente sotto le ruote. Poco male se non fosse che la strada in questione non era segnalata e non si sa quanto possa essere lunga.
Preoccupato dal fondo stradale, mi sono perso la vista del Lago Trasimeno, che sullo sfondo ha fatto capolino. Avrò comunque modo di rifarmi: dovrò infatti percorrere le sue sponde quasi per intero, per trovare un campeggio per la notte.
Il tramonto visto dalla tenda è di quelli da ricordare: rosso, nascosto tra le ultime nuvole il sole scende lentamente nell’acqua del lago, lasciando tutti gli occupanti del campeggio a bocca aperta. Uno spettacolo che da queste parti deve essere consuetudine.
Il caldo continua a farla da padrone, continui e noiosi saliscendi mi portano fino alle pendici di Todi, salgo per l’erta di tre chilometri fino ad entrare nella splendida città umbra, pranzo rinfrescato dall’ombra della basilica in Piazza del Popolo e proseguo in direzione Terni.
“Terni è una fornace d’estate” mi disse una persona conosciuta tempo fa, e aveva perfettamente ragione, il tempo di una foto e sono di nuovo in sella, salita verso Marmore, località famosa per le cascate, che purtroppo sono chiuse . La mia giornata finisce in un B&B di Rieti, a due passi da piazza San Rufo, dove un cartello recita : “benvenuti nel centro d’Italia.”
Prima di raggiungere L’aquila passo per Antrodoco, località montana conosciuta per le terme e per le gole omonime che furono teatro di una famosa battaglia risorgimentale nel 1821.
Appena restaurata la fontana delle 99 cannelle, rimane comunque solo uno spot elettorale all’interno di un contesto di desolazione e distruzione. E’ sufficiente voltare lo sguardo e le prime case incontrate si reggono solo grazie alle impalcature. Pochi tornanti e un brivido corre lungo la schiena quando mi trovo di fronte alle foto di alcuni dei ragazzi morti in quella maledetta notte del 6 aprile 2009. Alzando lo sguardo mi accorgo di essere finito involontariamente nei pressi di quel che resta della casa dello studente, simbolo dell’incuria e della negligenza di politici ed (in)esperti.
Passo delle Capannelle, salita immersa in una pineta infinita, termina le sue rampe in un ambiente montano meraviglioso. Ampi pascoli, vette mitiche come il Gran Sasso , aria frizzante e un silenzio paradisiaco. Serata in casa di parenti a Senarica, e discesa verso l’altro lato dell’Italia. Costa abruzzese: Roseto, Pescara e Vasto le località toccate e giornata che si conclude in un campeggio in riva la mare a Marina di Montenero.
Puglia, ovvero tavoliere. Diritto, caldo, maleodorante e quindi noiosissimo. Foggia sembra una città abbandonata in questa domenica di agosto, ovviamente e giustamente se ne stanno tutti al mare. In città locali chiusi e poche anime a cui chiedere informazioni. L’entroterra pugliese con qualche saliscendi in più risulterà meno monotono. Arrivo a Minervino Murgie alle 18 dopo 196 chilometri, ma per trovare da dormire devo aspettare le 20. Nessuno apre prima di quell’ora.
Il meteo dice che il caldo non darà tregua, il termometro continua a salire imperterrito si fermerà ai 44° di Matera. Sasso Barisano e sasso Caveoso sono i due avvallamenti sui quali è stata costruita la città della Basilicata. La città è semplicemente bella e unica nel suo genere, le strade sono per lo più in ciotolato mentre tutte le abitazioni del centro storico sono scavate nel tufo da ormai millenni.
Discesa, e lungo rettilineo verso il mare. Clima e paesaggio da deserto texano: la lunga striscia di asfalto restituisce con doppia intensità la calura del sole, l’orizzonte appare sfuocato e le rare stazioni di servizio sono senza anima viva. Statale 106 ionica lungo rettilineo a pochi passi da un mare che non si vede quasi mai. Quattro corsie, poco adatta ad una bici, ma è l’unica strada percorribile per poter raggiungere la Calabria in tempi brevi, senza dove zigzagare nell’entroterra calabro.
La piana di Sibari è forse l’unica pianura della regione, ed è famosa per la coltivazione ed estrazione della liquirizia, la devo attraversare tutta prima di affrontare la salita che da Spezzano Albanese porta a Guardia Piemontese e poi giù nuovo verso la costa Tirrenica. Le due località hanno nomi che fanno pensare a qualche errore di toponomastica. In realtà ricordano la presenza due diverse minoranze culturali e linguistiche ancora presenti nel sud Italia: quella albanese e quella occitana.
Passate le prime spiagge della Calabria la strada si inerpica per qualche chilometro fino a Vibo Valentia, per poi scendere verso la piana di Gioia Tauro e poi Rosarno. La Calabria agricola e industriale si concentra anche qui, stabilimenti siderurgici e immense coltivazioni agricole rese recentemente famose per la rivolta dei braccianti.
Sorprendentemente la strada non segue la costa ma sale per qualche chilometro piuttosto aspro, per poi scendere in picchiata verso Bagnara Calabra. Ed è proprio lungo questa discesa che, dopo un tornante, scorgo per la prima volta la Sicilia. Lo stretto, il faro e traghetti che fanno la spola dal “continente” all’isola, ormai è quasi fatta!
Villa san Giovanni, la bicicletta aiuta a saltare la fila, così dopo una breve attesa sono sul ponte del traghetto a godermi il panorama, la leggera brezza dello stretto e la vista su Messina dove passerò l’ultima notte da vagabondo.
Ore 6, partenza! Ultimo giorno e ultimi 100 chilometri per raggiungere Acquedolci , paese sulla costa dove vivono i miei parenti. La partenza mattutina rinfresca la pedalata, il vento a favore mi aiuta quanto basta per giungere a destinazione per l’ora di pranzo.