Lo stretto di Gibilterra, quello volta che una era il limite estremo del mondo conosciuto, le colonne d’Ercole. Un punto di confine oscuro che ha conservato negli anni il fascino acquisito nell’antichità. Anche se i confini esplorati si sono allargati porterò la mia bicicletta fino laggiù, dove le acque del mediterraneo incontrano quelle dell’atlantico.

In bicicletta fino a Gibilterra

All’ombra della Mole, muovo i primi passi in direzione sud, alla ricerca di un punto per attraversare le alpi. Lo individuo nel colle della Maddalena, posto a 1996 metri di altitudine. Per raggiungere quella quota devo prima imboccare la valle di Stura e pedalata dopo pedalata addentrarmi in un ambiente sempre più spoglio di ogni forma di antropizzazione. I rari villaggi appaiono, man mano che ci si allontana dal fondo valle, sempre meno popolosi e più abbandonati.

Il confine nei pressi del colle della Maddalena

 

Nonostante appaia come un importate via di comunicazione, il traffico rimane piacevolmente scarso. Prima di rituffarmi nel marasma automobilistico devo giungere fin sulle rive del lago di Serre-Poncon. Quaggiù i surfisti si godono i favori di eolo, io lo maledico. Grazie ad una deviazione allevio le fatiche derivate dal vento, ma mi si ripropongono quelle della salita. Mi inerpico per una strada che sale gradualmente in un territorio alpino, percorrendo verdi valli e sfiorando le ultime cime delle alpi.

Lago di Serre-Poncon


Lentamente scendo verso la Provenza e suoi profumi. In lontananza si scorge la cima pelata del Mont Ventoux. Imponente, è baciata dal sole che scalda l’aria e rende aridi questi territori.

Il mare si è avvicinato, percorrendo strade secondarie però si percepisce meno la mondanità e la vivacità della costa. Ad Arles visito l’arena, il vecchio anfiteatro romano. Subito dopo entro nel parco naturale della Camargue, dove la particolarità del luogo a consentito a diverse specie di uccelli di trovare un riparo sicuro.

Lasciando le montagne in direzione mare.


Anche le mie pedalate sono tranquille, le poche auto non sono d’impiccio e non turbano la quiete del posto. Dopo tanta tranquillità può apparire masochista, ma dirigo la bicicletta verso il lungo mare. Campeggio tra zanzare e cavalli a costi da grand hotel, evitando per puro caso di finire in un campo nudisti.

Uno dei tanti cavalli della Camargue

 

Questo tratto di costa famoso in tutta Europa per naturismo, è veramente piacevole da percorrere. Con il mare alla mia sinistra e alcuni stagni alla destra, sembra spesso di pedalare sospesi tra le acque. Narbonne e Perpignan si presentano con la loro anima medioevale, mura fortificate, torrette e pavimenti in selciato consumato dal tempo e dai passi della vita di queste cittadelle di antica origine.

Nei pressi di Cap d’Agde


Altro confine e altra catena montuosa, ora tocca ai Pirenei che svalico in un punto tanto anonimo quanto semplice termini di salite. Figueras con il museo Dalì e l’unica nota degna di cronaca prima di giungere a Barcellona. La costa Brava con tutte le località balneari preferite dagli amanti della vita notturna, non offre nulla dal punto di vista paesaggistico.

Cristoforo Colombo indica la via


 

Fermo ad un semaforo sento le vibrazioni della metropolitana di Barcellona che passa qualche metro sotto l’asfalto, dopo tanto pedalare nella periferia sono quasi nei pressi della Sagrada Familla, poi seguendo le indicazioni, svolto a sinistra per andare verso il mare e giungere in Plaza Catalunya e poi ai piedi della statua di Colombo. Eretto in cima ad una colonna indica le Americhe, io prendo invece un’altra direzione e proseguo lungo la costa.Da qui in poi proseguo il mio viaggio sul lungo mare, a volte noioso a volte ricco di spunti e incontri.

La costa catalana dopo la pioggia.

 

Valencia è riconoscibile per la cittadella delle arti e della scienza. Una delle molteplici piste ciclabili della città vi passa poco distante e grazie a quella proseguo il mio tour sulla costa. Ad Alicante dedico pochi istanti per una foto in plaza de toros, mentre mi concederò del tempo per l’entroterra murciano. Una regione che si presenta subito desertica e desolata. Nulla ha a che fare con le precedenti incontrate fino ad ora, qui le temperature hanno raggiunto punte di 39 gradi e siamo solo alla fine di maggio. La zona si è prestata anni addietro a set cinematografico per pellicole western, ora uno di questi set è diventato un parco a tema, con tanto di saloon e accampamento indiano.

Il deserto dell’entroterra murciano

 

Un lungo falso piano in discesa mi riporta a vedere il mediterraneo: sono ad Almeria e cominciano già a vedersi le influenze della dominazione araba. Lungo tutta la costa del sol fino a Malaga sono numerosi i monumenti e i resti che ricordano il passato di questa regione, così come non si contano i villaggi turistici e i  grandi alberghi.

Agrumeti si alternano ad altre coltivazioni, grossi edifici si contrappongono ad antichi acquedotti. Questo mentre la strada che scorre sempre parallela al mare, volge verso sud e una volta nei pressi di Marbella si comincia ad intravvedere sulla sfondo lo sperone roccioso di Gibilterra .

Dalle spiagge di Marbella si intravvede Gibilterra


Ormai siamo alla fine del viaggio , intravvedere quella collina sullo sfondo che appare quasi come un miraggio fa aumentare le energie e gli stimoli ,azzerando la fatica e facendomi dimenticare le avversità metereologiche degli ultimi giorni.

L’entrata a Gibilterra e sicuramente inusuale : decine e decine di macchine che passano la dogana senza il minimo controllo, ma a me vengono chiesti i documenti . Mi consola il fatto che una volta scoperta la mia nazionalità e il mio viaggio ricevo i complimenti del poliziotto. Dopo il controllo mi trovo ad attraversare un aereoporto L’ unica strada per entrare a Gibilterra taglia, infatti, a metà la pista del piccolo scalo locale.

L’ingresso a Gibilterra, con il controllo in dogana


 Pedalo per qualche chilometro in territorio inglese, faccio qualche foto alla rocca dove vivono diversi esemplari di scimmie africane, faccio retromarcia e me ne torno in territorio iberico.  Proseguo nuovamente lungo la costa, la strada sale fino ad un altura da dove si scorgono benissimo le montagne Marocchine dall’altra parte dello stretto. Il punto in cui Africa ed Europa sembrano toccarsi, in uno tratto di mare che si perde poi all’orizzonte.  Comincia la breve risalita in terra andalusa e, sfiorando il confine portoghese, giungo a Siviglia.

Agrumi sulla strada in risalita verso Siviglia


Il mio viaggio finisce qua, attraversando il ponte sul Guadalquivir da dove più di 500 anni fa ne iniziò un altro ben più importante. La città offre mille spunti e si rivela molto più interessante di altre località bagnate dal mare.

Camminando per gli arabeggianti vicoli di della cittadina andalusa, si fanno i primi bilanci del viaggio. A volte, come in questo caso il bicchiere può apparire mezzo vuoto: il traffico costiero, la monotonia di certe giornate, la rapidità dettata dai tempi lavorativi. Accantonando le manie di perfezionismo e con un po’ di sana consapevolezza si possono vedere le cose in maniera diversa.

Piccoli villaggi sulla costa Andalusa.

Nei pressi di Jerez de la Frontera

Cattedrale di Siviglia

Acquedotto romano nei pressi di Almeria