Il pizzo dei Tre Signori si trova da secoli tra tre confini, una volta divideva regni oggi più modestamente e pacificamente le provincie di Lecco, Bergamo e Sondrio. Sul versante Lecchese si aprono la Val Varrone e la Val Biandino. Piccoli angoli di pace una volta sfruttati per l’estrazione del ferro ai fini bellici e ora abbandonati all’isolamento e alla quiete che solo certe vie poco battute possono offrire.
Val Varrone in bicicletta.
La sponda lecchese del lago di Como va percorsa solamente fino a Bellano, si perde qualche angolo suggestivo del Lario, ma si evitano i pericoli del traffico. Si sale poi per circa venti chilometri, dolcemente e con diverse possibilità di rifornimento nei paesini incontrati. In località Piazzo, superato Taceno, si incontra un tratto di discesa dal quale è possibile scorgere l’abitato di Premana appoggiato sulla montagna di fronte.
Nella città delle lame però non si entra, terminato il tratto in discesa e superato il un piccolo ponte il mio percorso prende un’altra direzione. Inizialmente attraverso un piccola zona industriale, successivamente mi addentro in un fresco bosco, con accanto a me il fiume Varrone, piccoli prati e qualche baita. Lo sterrato è ben messo e le pendenze modeste. Il peggio deve ancora arrivare.
Il fondo rimane buono, ma le pendenze vanno in doppia cifra. Il paesaggio e la frescura del bosco aiutano a superare il momento. Come preannunciato da alcuni cartelli giungo nei pressi di Alpe Casarsa. Si tratta di un piccolo borgo che rivive grazie a baite riconvertite in rustiche seconde case, disturbate solo dallo scorrere dell’acqua e illuminate dai pochi raggi del sole che giungono in questo pertugio della valle.
Per quanto possibile da qui in poi le cose peggiorano: fondo sconnesso e tornanti da vertigini mi costringono a spingere data la scarsa velocità e aderenza. Una cascata si apre sulla mia sinistra, prima di una cappella che è posta in un angolo di bosco remoto, ma ordinato, ben curato e soprattutto pianeggiante. Qualche attimo di respiro prima di tornare a salire.
Si intravvede nel bosco una serie di curve e tornanti che appare impossibile da concepire, figuriamoci da pedalare. Ed infatti, alternando spinte a pochi colpi di pedale mi arrampico per questa via, finché le pendenze non si addolciscono. Il bosco lascia lo spazio ad una vegetazione d’alta quota, la valle si apre gradualmente e si possono finalmente ammirare le Orobie illuminate dalle ultime luci del sole.
L’alta Val Varrone, superata l’omonima malga conduce fino alle pendici del Pizzo dei Tre Signori attraverso la Bocchetta di Trona, il mio programma prevede invece la svolta a destra e la salita in direzione del rifugio Santa Rita, posto sullo spartiacque con la Val Biandino. Ultime fatiche alla ricerca di un luogo adatto per piazzare la tenda e ammirare meglio le montagne circostanti.
All’alba il sole illumina il Pizzo dei Tre Signori. Tra qualche minuto inizierà anche a scaldare l’aria e ad alzare la temperatura che nella notte si è avvicinata ai 4 gradi. La ripresa è in salita, sempre a spinta sino al Rifugio. Da quassù la vista sulla sottostante Val Biandino ripaga della fatica mattutina. Il sentiero scende a mezza costa e fino al fondo valle, alterno tratti in sella ad altri di camminata.
Un altro angolo di rara bellezza e tranquillità che solo la montagna sa offrire. Pedalo (finalmente!) per un tratto vallonato che conduce a due rifugi posti ai due lati della strada. Segnalano l’inizio della discesa, l’ultimo impegno prima del rientro. Il fondo è cementato a tratti e sassoso in altri, occorre prestare attenzione, almeno fino al ritorno dell’asfalto ne pressi di Introbbio. Da qui la discesa su Lecco.